FERTILITY DAY: EPIC FAIL O È POSSIBILE SALVARE QUALCOSA?

FERTILITY DAY: EPIC FAIL O È POSSIBILE SALVARE QUALCOSA?

L’opinione pubblica è spaccata, il mondo del web in rivolta, esperti di comunicazione tentano il suicidio, persino io che di norma non cavalco l’onda dei trend topic ho sentito il bisogno di dire qualcosa, scrivere qualcosa e “litigare” con qualcuno in merito al Fertility Day.

L’onda d’urto della campagna lanciata dal Ministero della Salute, ma soprattutto dei messaggi che sono stati veicolati a propaganda dell’iniziativa, sta avendo effetti devastanti sulla campagna stessa.

Il sito ufficiale è stato dapprima oscurato, poi ripristinato con contenuti leggermente modificati, ma in buona sostanza nulla è significativamente cambiato.

Ho letto fior di denunce e indignazioni e in parte posso condividerle. Ho letto anche commenti assurdi dettati dal bisogno di massificarsi e unirsi al coro.

Questo benedetto Fertility Day della discordia poteva essere davvero una grande opportunità di affrontare e sostenere un argomento di cui realmente si parla ancora poco.

Io ho 34 anni, 2 figli fatti prima dei 30, sono rimasta incinta 4 volte tutte al primo tentativo. Eppure conosco, anche se non in prima persona, il dolore di chi scopre che non è così naturale avere un figlio, chi prova per anni riuscendo ad ammucchiare solo fallimenti e frustrazioni. Chi non chiede perché si vergogna, perché ‘provaci e prima o poi verrà’, perché nonostante tutto ancora non se ne parla come si dovrebbe. Quando poi succede non sempre ci si trova di fronte a professionisti che sanno affrontare l’argomento con tatto e umanità. La fertilità è al centro di molteplici situazioni dallo stile di vita, alla sicurezza sul lavoro a patologie che sempre più di frequente ci si trova ad affrontare.

A 21 anni ho avuto un linfoma. Un simpatico radiologo mi disse un giorno “Prima di iniziare la radioterapia parliamo di alcuni DETTAGLI TECNICI… le avranno sicuramente detto che a causa delle terapie a cui è stata sottoposta difficilmente potrà rimanere incinta… e comunque le sconsiglio di provarci se non vuole bambini deformi” Parliamo del DETTAGLIO TECNICO che questo emerito insensibile non aveva la minima preparazione per affrontare un simile discorso!

Fertility Day può e deve essere anche questo. Informazione a 360° a donne, uomini e professionisti del settore sulle possibilità e su limiti di tutte le parti coinvolte.

La Sigo – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia – si è detta favorevole proprio a agli aspetti di formazione, sensibilizzazione e prevenzione.

Ho sentito dire “la fertilità è un problema medico non può essere portato avanti come campagna nazionale”. Perché no? Esistono molte altre campagne portate avanti dal ministero della salute, non per ultima una campagna sul possesso responsabile degli animali da affezione. Perché quindi una simile campagna di informazione e prevenzione non dovrebbe essere portata avanti in maniera ufficiale?

Certo è che hanno optato per lanciare il progetto come un treno in corsa ai 300 all’ora giù per un burrone.

Perché?

Ovviamente voglio sperare che non si aspettassero un simile epic fail anche se avrebbero dovuto prevederlo. Hanno cercato di ricalcare lo spirito delle campagne portate avanti in alcuni paesi del nord Europa anche se palesemente con un pessimo risultato. Lo scopo era arrivare alle masse giovani, attraverso canali social con l’utilizzo di messaggi d’impatto, stile meme provocatori. Pensavano forse a una mossa pubblicitaria basandosi sul famoso detto “che ne parlino bene o male l’importante è parlarne”?

Ciò che più mi ha lasciato più perplessa, così come sempre più spesso succede, è l’orda di opinionisti new generation che vomitano sentenze e insulti – a volte senza aver approfondito personalmente l’argomento – senza alcun intento propositivo e costruttivo, solo perché hanno i mezzi social per farlo.

Sono d’accordo che la campagna sia stata vergognosa ai limiti del paradossale, che le parti del Piano Nazionale per la Fertilità che identificano la donna come colpevole di “essere uscita di casa” e aver rinunciato al suo ruolo socialmente prestabilito e naturalmente consono, rispecchiano una mentalità retrograda e sessista, che l’uomo in tutto questo guazzabuglio ne esca come pseudo figura in secondo piano che non si capisce bene a cosa serva a parte fornire spermatozoi. Non potrei essere più d’accordo sul fatto che spingere e invitare gli italiani a fare figli, battendo leva oltretutto sul dovere civico di questa scelta, senza accompagnare una simile richiesta con concrete azioni a sostegno delle famiglie e della maternità, equivale a un suicidio mediatico. E non mi riferisco a poco concreti bonus una tantum, ma a garanzie e sicurezza legate al posto di lavoro, ancora utopistiche da ottenere visto l’alto tasso di mobbing e discriminazione che le donne/madri sono ancora costrette a subire.

Eppure credo ancora fermamente che lo scopo di tutte le nostre critiche dovrebbe essere riportare l’attenzione su quanto di positivo il Fertility Day DOVREBBE cercare di realizzare.

A pagina 13 del Piano si legge “L’obiettivo qualificante di partenza di questa Unità Organizzativa è riportare l’attenzione, la ricerca, le risorse sulla priorità della tutela e del ripristino della funzione riproduttiva naturale rilanciando la prevenzione della patologia, le terapie mediche non invasive e, quando necessario, la chirurgia conservativa e ricostruttiva come quella tubarica, ovarica e uterina. Le tecniche di fecondazione assistita hanno avuto uno straordinario sviluppo nell’ultimo decennio e consentono attualmente soluzioni riproduttive prima inimmaginabili. Tuttavia, paradossalmente, quella che era nata come risposta terapeutica a condizioni di patologia specifiche e molto selezionate, sta forse assumendo il significato di un’alternativa fisiologica. Non bisogna tuttavia dimenticare che i costi economici ed emotivi della fecondazione assistita sono elevati e gli effetti sulla salute restano in parte sconosciuti. Conoscere la fertilità, prevenire la sterilità, diagnosticare e curare la patologia deve quindi diventare la strategia da privilegiare prima dell’eventuale inevitabile ricorso alla procreazione medicalmente assistita che comunque deve essere presente a livelli di eccellenza in una Unità Organizzativa di Medicina e Chirurgia della Fertilità.

Questo è l’obiettivo La Medicina e Chirurgia della Fertilità deve produrre Salute e produrre Cultura. I prodotti da elaborare sono:

1) l’intervento medico sui pazienti per diagnosticare e curare la patologia riproduttiva che insidia la capacità procreativa e/o la salute generale

2) l’intervento medico sui pazienti per sostenere o sostituire con la procreazione medicalmente assistita i distretti riproduttivi severamente danneggiati

3) l’intervento medico di tutela della fertilità sui pazienti oncologici

4) l’educazione dei cittadini alla consapevolezza e alla conoscenza della loro funzione riproduttiva, alla prevenzione della patologia sia nella ricerca di prole sia nel controllo delle nascite

Gli obiettivi si raggiungono attraverso l’interazione e cooperazione con:

  1. a) la Medicina Prenatale per le eventuali gravidanze a rischio dei concepimenti assistiti;
  2. b) la Neonatologia per i neonati a rischio da gravidanze multiple dei concepimenti assistiti
  3. c) l’Auxologia per monitorizzare l’accrescimento e il regolare sviluppo dei bambini nati da concepimenti assistiti d) la Genetica Medica
  4. e) l’Endocrinologia Pediatrica per la valutazione congiunta del regolare sviluppo puberale e l’identificazione precoce della patologia riproduttiva
  5. f) l’Onco-ematologia Pediatrica per la tutela della fertilità prima, durante e dopo le terapie antineoplastiche, anche in coordinamento la Radiologia
  6. g) la Chirurgia Pediatrica per la cooperazione in interventi di interesse riproduttivo
  7. h) la Neurologia Pediatrica per la cooperazione nelle adolescenti con disturbi del comportamento alimentare
  8. i) l’Ematologia per la tutela della fertilità nelle leucemie e linfomi
  9. j) l’Oncologia per la tutela della fertilità k) la Psicologia per consulenza durante trattamenti di PMA a norma legge 40
  10. l) il Centro Nazionale Trapianti per la conservazione e trapianti di tessuti e cellule riproduttive nell’ ambito dell’ attuazione del Decreto 191/2004”

Non sono forse obiettivi condivisibili e su cui puntare? Se il nostro spirito critico oltre far urlare “via lo stato delle mie mutande e dal mio utero” ci spingesse a porci in ottica propositiva non si potrebbe dare vita a una campagna di informazione, formazione e prevenzione degna di questo nome?

E se la nostra domanda fosse “Fertililty Day: tutto da buttare o è possibile salvare qualcosa”?

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